Commentario abbreviato:Giobbe 23:108 Versetti 8-12 Giobbe sapeva che il Signore era presente ovunque; ma la sua mente era talmente confusa che non riusciva a vedere in modo fisso la presenza misericordiosa di Dio, così da trovare conforto nell'esporre il suo caso. Le sue visioni erano tutte cupe. Sembrava che Dio stesse a distanza e lo guardasse male. Eppure Giobbe esprimeva la certezza che sarebbe stato portato alla luce, provato e approvato, perché aveva obbedito ai precetti di Dio. Aveva gustato e apprezzato le verità e i comandamenti di Dio. Qui dobbiamo notare che Giobbe ha giustificato se stesso piuttosto che Dio, o in opposizione a lui, Giobbe 32:2. Giobbe potrebbe sentirsi al riparo dalle accuse dei suoi amici, ma affermare con coraggio che, sebbene visitato dalla mano di Dio, non si trattava di un castigo del peccato, è stato il suo errore. E si rende colpevole di un secondo errore, quando nega che ci siano dei rapporti della Provvidenza con gli uomini in questa vita presente, in cui i feriti trovano riparazione e i malvagi sono puniti per i loro peccati. Riferimenti incrociati:Giobbe 23:10Ge 18:19; 2Re 20:3; Sal 1:6; 139:1-3; Giov 21:17; 2Ti 2:19 Dimensione testo: |